La sostenibilità aziendale e la trasparenza nella conformità possono essere amplificate dall'integrazione dei fattori ESG con i Modelli 231 presenti in azienda ovvero in fase di implementazione dello stesso. In questo contesto, la Direttiva CSDR impone alle aziende a rendere conto delle loro decisioni riguardanti l’ESG. L'integrazione fra le disposizioni della nuova Direttiva e del MOGC 231 non solo genera valore aggiunto, ma contribuisce anche a ridurre i costi e a migliorare l'efficienza operativa, oltre che a facilitare l'accesso a incentivi fiscali, rafforzando così la solidità e l'affidabilità nei confronti ai propri Clienti.
La crescente attenzione delle aziende verso i temi ESG è evidente e più necessaria che mai.
Tra le ultime misure legislative, spicca la Direttiva 2022/2464/UE, nota come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), per la quale il Consiglio dei Ministri ha approvato, il 10 giugno scorso, il decreto legislativo volto alla sua integrazione nell'ordinamento giuridico italiano. Questa Direttiva introduce l'obbligo per le imprese di redigere un Bilancio di sostenibilità, che rappresenta una rendicontazione concreta delle loro decisioni sui fattori sociali, ambientali e di governance.
La direttiva sulla sostenibilità CSRD rivede la direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario NFRD del 2014 (Direttiva 2014/95/UE che ha modificato la Direttiva 2013/34/UE) e consentirà di garantire la solidità degli impegni assunti dalle imprese introducendo le seguenti novità:
estensione dell'ambito di applicazione a tutte le imprese di grandi dimensioni e alle imprese quotate in un mercato regolamento (ad eccezione delle microimprese quotate in borsa)
obbligo di certificazione delle informazioni comunicate sulla sostenibilità
requisiti più dettagliati e standardizzati sulle informazioni che le imprese devono comunicare
migliore accessibilità delle informazioni, imponendone la pubblicazione in una sezione ad hoc delle relazioni sulla gestione redatte dalle imprese.
Sostenibilità. Reputazione. Responsabilità
La sostenibilità sta diventando cruciale anche per la reputazione delle aziende nel mercato. In questo contesto, le imprese sono sempre più motivate a favorire investitori che non si limitino a cercare il profitto immediato, ma che diano priorità alla sostenibilità, evidenziando il rispetto dei diritti umani, della parità di genere, la protezione dell'ambiente e una governance trasparente. Tale scelta non è casuale: le aziende che integrano i principi ESG tendono a essere viste come più virtuose e, nel lungo termine, hanno maggiori probabilità di ottenere profitti superiori, grazie alla riduzione dei costi legati alla corporate governance e alla creazione di un ambiente lavorativo più etico e sostenibile.
Per ottenere il successo a 360º, le aziende devono necessariamente identificare correttamente i rischi e attuare un sistema di controllo interno per la loro gestione. Questo approccio è comune e presente anche durante la fase di implementazione e gestione del MOGC 231, che comporta innanzitutto l'individuazione dei rischi ai quali l'impresa è esposta e, successivamente, la gestione di tali rischi attraverso l'adozione di misure preventive.
Il D. Lgs. 231/2001 e la Direttiva 2022/2464/UE: MOGC e Sostenibilità
L'innovazione introdotta dal D.Lgs. 231 e la sua significativa diffusione negli ultimi anni, caratterizzata sia da un crescente ruolo nel sistema giuridico sia da un'ampia applicazione pratica, sono argomenti ben noti. Questi aspetti, spesso sottolineati dagli esperti, appartengono ormai a un (sebbene recente) passato.
Esistono numerosi legami tra lo sviluppo sostenibile delle imprese e l'applicazione dei Modelli di organizzazione, gestione e controllo previsti dal D.Lgs. 231/2001, sia nelle aree di interesse che nel sistema di controllo interno. Questo è stato messo in evidenza nel documento intitolato “Modello 231 e fattori ESG: l’importanza di una virtuosa connessione”, elaborato dalla Commissione di studio “Gruppo interdisciplinare ESG – 231” del Consiglio dei Commercialisti e degli Esperti Contabili a cui si fa rinvio.
Ulteriori informazioni qui
In esso viene affermato che il sistema di controllo interno, implementato attraverso il modello organizzativo ex d.lgs. 231/2001, può avere un impatto significativo su attività sensibili anche nel contesto ESG, contribuendo così al raggiungimento di diversi obiettivi di sostenibilità. In questa prospettiva, il MOGC 231 non solo può fungere da base solida per una governance orientata alla sostenibilità, ma rappresenta anche uno strumento di conformità essenziale per rafforzare le procedure aziendali in chiave ESG che, in ogni caso, sono tenute ad adottare e far rispettare.
I MOGC 231 possono rivestire un ruolo cruciale nell'integrazione dei fattori ESG all'interno delle aziende, poiché stabiliscono regole comportamentali che coinvolgono tutti gli attori aziendali. Questo approccio trasversale è essenziale per il conseguimento di obiettivi aziendali e di governance a livello nazionale ed europeo. Per garantire un’efficace partecipazione, è fondamentale promuovere la formazione continua, mantenere una comunicazione aperta e coinvolgere attivamente ogni livello dell'organizzazione - dall'organo amministrativo ai dipendenti - rispettando i protocolli stabiliti dai Modelli 231, ai quali si aggiungono le norme comportamentali ESG. Solo attraverso questo processo si potrà favorire lo sviluppo di una cultura aziendale in cui la sostenibilità non è soltanto una "formalità" ma è parte integrante delle decisioni strategiche e delle routine quotidiane.
Considerare le disposizioni di una direttiva come un semplice obbligo o una costrizione non porta benefici all'azienda e non protegge da eventuali sanzioni nel lungo periodo. Al contrario, vederle come strumenti di crescita e opportunità per un miglioramento costante può favorire il successo a lungo termine dell'impresa.
Nel corso degli anni, l'approccio del legislatore nei confronti delle strategie di organizzazione aziendale è diventato sempre più rilevante, come dimostra il riferimento agli adeguati assetti organizzativi nel recente CCII. Grazie alla versatilità dei Modelli organizzativi, questi strumenti non si limitano più a prevenire comportamenti illeciti, ma oggi assumono un ruolo strategico nella gestione complessiva dei rischi aziendali.
L'OdV e la sostenibilità: i controlli dei membri dell'OdV nella prevenzione dei rischi
Alla luce delle analisi finora svolte, ci si può interrogare sul ruolo specifico che i membri degli Organismi di Vigilanza, previsti dal Decreto 231/2001, possono svolgere nel monitorare il rispetto delle normative nazionali ed europee da parte degli operatori nel settore del Wealth Management e del Private Banking. Queste normative, infatti, richiedono alle aziende di impegnarsi attivamente nel raggiungimento degli obiettivi ESG, adottando strategie appropriate in ambito organizzativo, amministrativo e contabile.
Sul punto s.v. "Il ruolo degli O.d.V. nella sorveglianza sulle strategie di sostenibilità" di "M. Bonsegna". Link qui
L'Organismo di Vigilanza avrà un'importanza fondamentale nei prossimi anni, poiché sarà responsabile di controllare regolarmente l'applicazione degli standard operativi e il rispetto delle procedure e dei protocolli implementati per gestire, ridurre o eliminare i rischi, anche alla luce della nuova Direttiva. Come indicato nel documento redatto dal “Gruppo interdisciplinare ESG – 231”, l'Organismo di Vigilanza può diventare il punto di riferimento per i sistemi di compliance integrata, costituendo un pilastro essenziale per il successo sostenibile dell'azienda e il processo di creazione di un valore ampliato.